No Lander, uno spettacolo di Riccardo Buscarini, coreografo italiano a Londra.

Vagare senza una dimora dove tornare, brancolare nel buio alla ricerca di qualcosa che sembra sfuggire, guardare all’orizzonte alla ricerca di un segnale ad indicare che la terra ferma non é poi così lontana...

Credits: Veronica Billi

No Lander  è uno spettacolo nato dal talento e la creatività del coreografo Riccardo Buscarini, italiano trapiantato a Londra, che esprime la sua inquietudine di artista attraverso una coreografia che parla di mille storie. Ispirato dalle atmosfere dell’Odissea di Omero, Buscarini racconta la difficoltà nel cercare un porto sicuro, una presa stabile. E nel farlo rimanda sì alle difficoltà quotidiane che ognuno di noi può incontrare nel percorso alla ricerca di una qualche stabilità, ma allo stesso tempo ambisce ad uno scopo più alto: delinea i tratti di un fenomeno attuale quanto difficile da capire come quello dei fenomeni migratori che vedono migliaia di persone muoversi da un continente all’atro, alla ricerca di un barlume di serenità.

Buscarini ci spiega: < Lo spettacolo è d’ispirazione parzialmente autobiografica a raccontare la difficoltà nella ricerca della propria identità in un mondo che oggi viaggia a mille velocità diverse; simboleggia il nostro essere alla ricerca di un punto fisso, di un miglioramento, di una luce che manca, ma mi sento di dire che è simbolico anche di quello che sta succedendo nel Mediterraneo, la culla della civiltà europea, ed anche odissea che sta diventando tomba per molti: simbolico di quel cercare qualcosa di migliore, quella fuga attraverso il mare, il desiderio di fuggire rincorrendo una speranza e purtroppo, a volte, trovare anche il naufragio, la morte >

No Lander sarà di scena il 28 ottobre al The Place, venue londinese prestigiosa per chi di danza vive, per studio o per passione. Anche Riccardo, ora giovane talentuoso ed ambizioso coreografo ha studiato sui banchi di questa famosa scuola a cui approda al suo arrivo a Londra.

< La prima volta che sono arrivato a Londra avevo 21 anni e dopo un’audizione alla London Contemporary School ho iniziato a studiare al The Place, scuola che sapevo avere un’ottima reputazione. Sono stati anni intensinsissimi in cui studiavo e mi allenavo dalle 8:45 del mattino fino alle 6, a volte le 10 di sera, mentre il weekend e le sere lavoravo in negozio per mantenermi >.

Ma il percorso di questo artista che ha la danza nelle vene si può dire sia iniziato ad un’età tenerissima e proseguito tra scuola, apprendimento della disciplina e opportunità di crescita che hanno portato Riccardo a calcare palcoscenici a fianco di grandi nomi della danza contemporanea e non solo.

< A 5 anni ricevetti in regalo un teatro di marionette a cui mi affezionai tantissimo e con cui iniziai a creare spettacoli per la mia famiglia e poi, nell’adolescenza, veri e propri spettacoli per bambini nella parrocchia del mio quartiere. Creare, fare, costruire, è sempre stata una mia grande passione, sono sempre stato di grande manualità ma l’amore per la danza è affiorato quando avevo 17 anni  e non riuscivo più a stare fermo. Ho sempre amato andare in discoteca con gli amici ma ad un certo punto ho deciso di provare a dare una direzione diversa a quella mia passione. Ho quindi iniziato a frequentare la scuola migliore della mia città, l’Accademia Domenichino da Piacenza. Una scuola che tuttora per me è casa e dove ho conosciuto la vera disciplina e l’amore per questa arte. Dopo 4 anni di studio e lavoro, ho avuto la possibilità di lavorare in importanti produzioni, confrontandomi con nomi come quello del grande Franco Zaffirelli e di Daniele Abbado. Ho potuto toccare con mano il lavoro di regista ai massimi livelli, ho avuto la fortuna di vedere come si lavora su grandi gruppi di persone, su grandi scene con costumi, musica, luci, scene. Già da giovanissimo sono stato circondato di personalità che hanno fatto la storia dell’opera lirica in Italia e da cui ho potuto imparare, conoscere, ispirarmi >.

Ma la danza come linguaggio dell’arte non si esaurisce nello spazio di una performance o di una tournée ma piuttosto può diventare mezzo attraverso cui esplorare se stessi e il mondo circostante. Così per esempio accade con Performing Gender.

< Di certo tra i progetti più interessanti della mia carriera, Performing Gender è un movimento in cui attraverso l’arte si da voce a temi più importanti. Attraverso questo progetto si esplora il corpo come “oggetto/soggetto politico”. L’essere umano diventa attivista nella sua quotidianità attraverso il movimento, il modo di vestirsi, l’atteggiamento. Una cosa forse molto semplice ma al contempo molto profonda. Questo “movimento” che vede coinvolti molti Paesi Europei come Spagna, Croazia, Olanda e Italia, mi ha dato l’opportunità avvicinarmi a realtà che non conoscevo oltre che avermi fatto scoprire molto della mia stessa identità >

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Credits: Elisa D’Errico

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Credits: Veronica Billi

 

Riccardo, piacentino ormai da anni a Londra, spiega anche il perché della scelta di lasciare l’Italia per la questa città così bella e nella sua natura a volte contraddittoria.

< Londra è una città che offre tantissimo: questo melting pot di mille culture che convivono e condividono il loro spazio, l’arte che la fa da padrona in ogni angolo ed ogni giorno in uno spettro di infinite scelte di eventi a cui partecipare, mostre da visitare. Difficile non esserne inspirati. Una città che però, nella sua grandezza disorienta, una città molto cara e in cui a volte sembra prevalere l’individualismo dei singoli che sembrano non considerare l’aspetto umano degli altri. L’energia di una città veloce come solo forse Londra è, può essere estremamente stimolante ma allo stesso tempo anche estraniante, alienante, con il rischio di allontanare le persone invece di  avvicinarle. Per quanto riguarda la mia carriera, Londra finora si è rivelata essere la città giusta. Qui l’arte è considerata importante, è finanziata e la scena è enorme con un pubblico che va a teatro, ha più esperienza e di conseguenza crea una domanda. Domanda a cui risponde un offerta per cui ‘l’industria” dell’arte funziona. Inoltre qui c’è molta più semplicità da un punto di vista  burocratico amministrativo che indubbiamente rende la vita più facile. In Italia purtroppo non c’è un sistema educativo che supporti uno sviluppo né di una scena né di un pubblico forti quindi i professionisti sono costretti a scappare verso Bruxelles, Amsterdam, Londra, Rotterdam alla ricerca di maggiore fortuna. A dispetto di una mancanza di un vero sistema educativo che funzioni, però, la danza in Italia ha ancora un suo carattere peculiare, un ottimo gusto con un grande teatro di ricerca che da alla danza un impronta fondamentale e ancora abbastanza vivo, un ottimo stimolo alla danza contemporanea che, purtroppo, ha una scena molto limitata >.

Riccardo Buscarini, vincitore di vari premi tra cui il The Place Prize 2013, è in tournée con No Lander, a Londra il 28 ottobre, biglietti disponibili qui

9 Oct 2015: No Lander at Bath Spa University, PREMIERE

12 Oct 2015: No Lander at UCLAN, Preston

22 Oct 2015: No Lander at Axis Arts Centre, Manchester Met Uni

28 Oct 2015: No Lander London premiere, The Place

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